Nel 1987 in Casanatense venne allestita una grande mostra iconografica dal titolo In Praesepio: immagini della Natività nelle incisioni dei secoli XVI-XIX, curata da Iolanda Olivieri e Angela Vicini Mastrangeli.
In quella occasione vennero esposte 300 stampe estratte dalla raccolta casanatense il cui soggetto era ascrivibile ad uno dei quattro momenti salienti individuati per l’occasione all’interno dell’iconografia del Natale: Annuncio ai pastori, Natività, Adorazione dei pastori, Adorazione dei Magi. Negli anni a seguire alcune di queste stampe sono state riproposte al pubblico in esposizioni di minore importanza e ricchezza.
Quest’anno, partecipando anche la Casanatense alla manifestazione nazionale promossa dal MiBACT Carte di Natale, da questo nutrito “corpus natalizio” si sono voluti isolare due temi, forse di minor rilievo all’interno della grande iconografia generata dalla narrazione del Nuovo Testamento, ma senza alcun dubbio fondanti il messaggio evangelico e la tradizione popolare cristiana, in modo particolare quella del Presepio: l’Annuncio ai Pastori e l’Adorazione dei Pastori, primi testimoni del miracoloso evento.
La presenza dei pastori e l’annuncio angelico ad essi, appartengono al contesto del Vangelo di Luca (Luca, 2,8 e s.) e contengono un chiaro riferimento alla predilezione di questo evangelista per i poveri, i diseredati della terra e i peccatori e quindi alla venuta del Salvatore per essi in primo luogo. Et pax in terra hominibus bonae voluntatis, uomini di buona volontà che sono certamente in ogni luogo e in ogni situazione, ma che Cristo va a cercare nei contesti più poveri e degradati, diremmo oggi.
E’ utile l’avvertenza che nel fondo Casanatense delle stampe, le incisioni su questi temi sono molto più numerose di quelle esposte in mostra. E’ stata operata una selezione secondo criteri di qualità ma anche di originalità: infatti alcune stampe sono in mostra non tanto o non solo per il loro intrinseco valore incisorio o artistico, ma per la particolarità dell’impianto iconografico o per “l’invenzione” poco conosciuta o perduta da cui discendono.
La Biblioteca ringrazia i Padri Domenicani della Minerva per il gentile prestito di alcuni pezzi del loro grande Presepe, che riscaldano l’allestimento di questa esposizione.
Le curatrici della Mostra Sabina Fiorenzi e Barbara Mussetto
L’ANNUNCIO AI PASTORI
Il racconto evangelico di Luca di questo episodio è pieno di spunti narrativi di forte suggestiva visiva: il giustificato terrore dei pastori alla vista dell’angelo (Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento), le sue rassicurazioni (Non temete), l’annuncio della gioia per l’avverarsi delle profezie e per la nascita del Salvatore (Ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore), la moltitudine delle schiere celesti che irrompe dall’alto (E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste che lodava Dio e diceva: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama»). Malgrado ciò l’episodio è quasi sconosciuto all’iconografia sacra fino ai secoli XIII e XIV e solo alla fine del Trecento comincia ad essere trattato, con l’inclusione di pastori che si inginocchiano lontano dall’azione in primo piano o che timidamente si inseriscono nella scena principale, affacciandosi a una porta o a una finestra.
Ma a partire dalla seconda metà del sec. XVI le indicazioni del Concilio di Trento in materia devozionale fecero sì che tale soggetto si diffondesse in modo particolare per la sua ispirazione consolatoria: il tema della vita dei contadini e dei pastori, povera, ma confortata dalla presenza di Dio che si incarna per loro, veniva presentato ai fedeli anche come esempio perché accettassero con rassegnazione la propria condizione di vita. I pastori divennero così un elemento fondamentale in tutte le raffigurazioni della Natività, colti a partire dal momento in cui l’arcangelo Gabriele annuncia loro la lieta novella. Di norma la scena dell’Annuncio è fortemente condizionata dalla narrazione di Luca: dal buio profondo emergono figure umane e greggi mentre il cielo esplode in una luce accecante che squarcia le nubi e mette in fuga uomini e armenti, disperdendoli terrorizzati nei campi. Dalla notte del peccato alla luce accecante della salvezza, per il momento soltanto annunciata da un messaggero che parla per conto di Dio Padre, tutti in attesa di conoscere chi o che cosa porta in se’ tale promessa.
Questi piccoli uomini intimoriti, che a stento l’angelo riesce a rassicurare, in questa prima fase sono spesso rappresentati come semplici figuranti, a volte addirittura seminati alla spicciolata nel paesaggio, quasi pretesto per rappresentazioni paesistiche di genere rustico-pastorale. Al loro fianco ci sono gli animali, ovviamente pecore, agnelli e montoni in primo luogo, ma poi appaiono sulla scena vitelli, cani, gatti, uccelli.
ADORAZIONE DEI PASTORI
Ecco i pastori giungere al cospetto della Sacra Famiglia: la vera e propria adorazione fa la sua comparsa verso la fine del XVI secolo, sempre a seguito delle nuove indicazioni catechistico-devozionali tridentine. Cosa cercavano i pastori nel presepe (Quem quaeritis in presepe, pastores?) e chi vi trovano al termine della loro affannata corsa nella notte rischiarata soltanto dalla coda fiammeggiante della Cometa e dalla loro fede?
La Madonna, che a partire dalla fine del XIII secolo abbandona la posizione distesa su un fianco tipica dell’iconografia orientale, inginocchiata in posizione adorante. Così come la descrive S. Brigida che nel 1370 visitò Betlemme e nelle Rivelazioni narra della sua visione della Vergine durante e dopo il parto miracoloso. Proprio le Rivelazioni brigidine presero il posto dei Vangeli apocrifi come fonte di ispirazione iconografica per la rappresentazione della Natività.
S. Giuseppe, in piedi o seduto, spesso in posizione defilata, a volte con una candela accesa in mano, dettaglio anch’esso indicato della mistica svedese, che aveva descritto come lo splendore del Bambino, adagiato nudo nella mangiatoia, oscurasse ogni altro lume presente, compresa la luce del cero che S. Giuseppe teneva in mano. Questo particolare si ritrova frequentemente nell’iconografia fiamminga, offrendo agli artisti l’occasione per nuove e a volte spericolate soluzioni luministiche.
Il Bambino Gesù, che perde progressivamente la stretta fasciatura, ricordo o premonizione del sepolcro, per arrivare a sgambettare tutto nudo, come un qualsiasi bambinello appena nato, deposto libero a terra sulla paglia, sopra un lembo del manto di Maria o dentro la più calda mangiatoia. Con lo sguardo fisso in quello della madre.
E i nostri pastori che fanno? La condivisione commossa e sospesa del sublime e incomprensibile mistero della nascita divina che Maria e Giuseppe hanno appena vissuto assieme al loro bambino, viene interrotta bruscamente dal sopraggiungere di questi uomini (e qualche rara donna) con i loro piccoli rumorosi animali al seguito. Arrivano timorosi, titubanti, curiosi; spezzano l’atmosfera di adorante meditazione con una presenza ingombrante, con gesti goffi o plateali, con suoni primitivi di strumenti che imitano il belare di pecore e agnelli. Recano semplici doni – polli, agnelli, tacchini, maiali – particolare questo assente nei Vangeli, inserito come parallelo iconografico alle successive e più preziose offerte dei Magi. Oltre agli animali vivi, come gli agnelli che troviamo adagiati sulle spalle dei pastori o che docilmente li seguono o li precedono, come in gara ad offrirsi per primi al Bambino, compaiono generi alimentari, il più delle volte contenuti in ceste, anfore, canestri recati sul capo, sotto il braccio, tra le mani da pastorelle festose. Ognuna di queste offerte ha valore naturalistico ma può assumerne anche uno simbolico.
E’ la prima delle epifanie di Gesù, tutta dedicata ai miseri e ai reietti, agli umili e ai semplici: è nato solo da poche ore e già “si nega” alla sua famiglia, per offrirsi al mondo per il quale si è incarnato. Questo Maria lo sa e con un gesto dolcissimo di immensa generosità, solleva un lembo del lenzuolo che avvolge il Bambino, per mostrarlo in tutto quello splendore divino che abbaglia e ammansisce uomini e animali, il creato intero. Giuseppe, in disparte, per adesso sembra non capire. Comprenderà e accetterà più avanti, quando angeli ed eventi lo metteranno di fronte all’incredibile straordinarietà di una vita – a tratti crudele – che, se solo avesse potuto scegliere, forse mai avrebbe chiesto di vivere. Sabina Fiorenzi