Cari lettori! Gli utenti visti dalla biblioteca (1872-1880)

di Valeria Viscido

La Biblioteca Casanatense conserva 23 registri dei lettori, dal febbraio 1872 all’ottobre 1898, con collocazione Ms. Cas. 493/1-23: i registri attraversano un momento decisivo che si congiunge al Novecento e, più recentemente, ai giorni nostri. Guardando più da vicino i registri, dal 1872 al 1880, è possibile isolare su di essi un paio di note manoscritte, magari non particolarmente rilevanti, ma capaci di raccontare parte della storia bibliotecaria italiana, segnatamente romana, in diacronia.

Sul piatto anteriore di Ms. Cas. 493/1 (1872-1873) è incollata una carta, e su di essa una nota manoscritta informa che «Le persone che recansi a studiare nella Biblioteca Casanatense sono pregate di segnar giornalmente nel presente Registro il loro nome e cognome, l’opere che domandano, e la materia delle stesse; e prima di uscire dalla Biblioteca di riportare i libri al banco de’ Bibliotecarj» (ricordiamo che la disciplina per la corretta tenuta dei «registri delle opere a stampa o manoscritte date giornalmente in lettura» risale al Regio decreto 28 ottobre 1885, n. 3464); un’altra mano anonima, su un foglio inserito tra il verso della carta 1 e il recto della carta 2, precisa inoltre ai lettori di scrivere «con carattere intelligibile» il proprio nome e l’opera richiesta.

Passiamo dunque, dalle generali “istruzioni per l’uso” di uno strumento messo a disposizione dei lettori, ad una traccia storica più marcata, attraverso la seguente nota, posta accanto alla data del 5 novembre 1873, in Ms. Cas. 493/2 (1873-1875): «Giorno in cui fu preso possesso della Biblioteca». Dopo la legge del 19 giugno 1873, n. 1402, infatti, la Casanatense prosegue nelle sue alterne vicende e liti domenicane con lo Stato italiano e condivide, sino al 1885, le sorti della «Vittorio Emanuele II», assieme alla quale fa «condominio» (come scrive Vincenzo de Gregorio). Le sorti disastrose dell’amministrazione congiunta delle due biblioteche, per cui nessuna delle due riusciva a risolversi, sono messe bene in evidenza dalla nota di un altro anonimo, del 1875, e ancora in Ms. Cas. 493/2: «Si raccomanda che si dia un po’ d’inchiostro buono, anziché dell’acqua, con cui i lettori non possono scrivere» (chissà se è possibile rintracciare qualche rimostranza anche nei registri ottocenteschi della Biblioteca Nazionale di Roma).

Un’altra traccia storica, ma questa volta silenziosa, del momento cruciale e di passaggio, in questi anni, la rileviamo nell’assenza, per l’anno 1874 (probabilmente il meno definito e più confuso, dal momento che segue il passaggio della Biblioteca allo Stato italiano), delle firme dei lettori: l’unico giorno appuntato in Ms. Cas. 493/2 è il 2 febbraio 1874 (Ms. Cas. 493/2 riprende circa un anno dopo, dal 2 marzo 1875) e il pubblico totale registrato in questo giorno (da un’unica mano, verosimilmente quella del distributore) è di 70 lettori, mentre le opere chieste in lettura sono 126.
Il pubblico Casanatense, tra 1872 e 1880 (Ms. Cas. 493/1-8), si mantiene sempre ben nutrito, perché in Biblioteca non si entra soltanto per studiare, come ben dimostrano le facezie di un lettore: «Angelo Pellegrini scrisse senza prendere alcun libro», «Pellegrini Angelo solo intervenne», «Pellegrini Angelo nulla», «Pellegrini Angelo niente prese».

La firma di Angelo Pellegrini, membro dell’Istituto di corrispondenza archeologica e delegato capo dell’Ispettorato delle antichità di Roma, è la prima che incontriamo in Ms. Cas. 493/1. 

Egli è un archeologo romano, autore di una ricca produzione editoriale di carattere erudito, epigrafico e antiquario su Roma. Gli archeologi, d’altra parte, costituiscono un gruppo importante all’interno della Casanatense: rintracciamo i nomi celebri degli italiani Giovanni Battista de Rossi (1822-1894), Fabio Gori (1833-1916), Vincenzo Forcella (1869-1884) e Orazio Marucchi (1852-1931); un microgruppo di archeologi d’oltralpe è invece costituito da Victor Schultze (1851-1937), Nikodim Pavlovič Kondakov (1844-1925) e Louis Marie Olivier Duchesne (1843-1922): questi ultimi tra i partecipanti al Collegium cultorum martyrum, fondato il 2 febbraio 1879 anche da Orazio Marucchi.

Tra il pubblico internazionale ritroviamo: Claude Delaval Cobham (1824-1915), commissario del Governo britannico a Cipro; Rudolf Kleinpaul (1845-1918), filologo e saggista tedesco; il musicologo Wilhelm Meyer (1845-1917); Ricardo Bellver (1845-1924), scultore spagnolo; Eugène Müntz (1845-1924), storico d’arte francese e membro dell’Ècole française; il compositore francese Paul Puget (1848-1917); il pittore newyorchese Eugene Benson (1839-1908); Georg Theodor Schreiber (1848-1913), archeologo tedesco; Georges Dury (1853-1918), storico e romanziere francese; lo scrittore spagnolo Marcelino Menéndez Pelayo (1856-1912); Arthur Lincoln Frothingham (1859-1923), archeologo statunitense; Marcus Jacob Monrad (1816-1897), teologo e filosofo norvegese; Joseph Hyacinte Albanès (1822-1897), storico ed ecclesiastico francese;

lo storico e bibliotecario magontino Heinrich Heidenheimer (1856-1941); il tedesco Karl Benrath (1845-1924), storico della Chiesa; Marie-René de La Blanchère (1853-1896), epigrafista francese; il medievista francese Paul Durrieu (1855-1925); lo scrittore francese André de Bellecombe (1822-1892); lo storico asturiano, filantropo e appassionato d’arte Fortunato de Selgas (1838-1921); Alexandre Brisse (1822-1892), ingegnere francese, celebre per avere portato a termine il prosciugamento del lago del Fucino nel 1876; l’archivista e bibliografo polacco Teodor Wierzbowski (1853-1923); August Schmarsow (1853-1936), critico d’arte tedesco.

Personalità note sono quelle di Costantino Corvisieri (1822-1898), celebre indagatore di cose romane; Ferdinand Gregorovius (1821-1891), medievista e storico tedesco; Vittorio Imbriani (1840-1886), narratore e giornalista; Ugo Balzani (1847-1916), compilatore del catalogo dei manoscritti della BVE; Luigi Pigorini (1842-1925), fondatore del Museo Preistorico Etnografico; Ernesto Monaci (1844-1918), filologo e tra i fondatori dell’Istituto storico italiano per il Medioevo; 

Edmund Stengel (1845-1935), tra i fondatori, con Monaci, della Rivista di filologia romanza; Arturo Graf (1848-1913), professore di Letteratura neolatina ed italiana; Antonio Pozzo e Celestino Schiaparelli (1841-1919), il primo, discepolo di Luigi Calligaris, professore di aravo a Torino, il secondo, celebre arabista. Tra i bibliotecari è possibile individuare le firme di Salomone Morpurgo (1860-1942), Enrico Narducci (1832-1893), Bartolomeo Podestà (1820-1910), Domenico Gnoli (1838-1915), Valentino Cerruti (1850-1909) ed Ettore Novelli (1822-1900).

Non mancano ovviamente i religiosi: il valdese Oscar Cocorda (1833-1916); Franz Steffens (1853-1930), paleografo (all’epoca, studente di teologia a Roma); Pietro Arbanasisch (1841-1905), garibaldino ed evangelista; Gaetano Lironi (1817-1889), vescovo di Assisi; Gaetano de Lai (1853-1928), cardinale e vescovo; Odon Delarc (1839-1898), sacerdote e storico francese; Alessio di Sarachaga (1840-1918), fondatore del Museo ecauristico di Paray le Monial nella Borgogna-Franca; Luigi Tripepi (1836-1906), prefetto dell’Archivio Vaticano, consultore del S. Uffizio e cardinale calabrese; Nicola Averardi (1823-1924), arcivescovo e nunzio apostolico in Francia; Generoso Calenzio (1836-1915), bibliotecario della Vallicelliana; Victor Jouët (1839-1912), marsigliese e fondatore della chiesa del Sacro Cuore del Suffragio, vicinissima a Castel Sant’Angelo, e del museo delle “impronte” di fuoco lasciate dalle anime del Purgatorio sopra diversi oggetti, attualmente ancora esposti nella Chiesa; Giuseppe Lais (1845-1921), assistente di Angelo Secchi presso l’Osservatorio del Collegio romano.

Tra i politici e i patrioti invece: Oscar de Poli (1838-1908), letterato e prefetto francese, nel 1860 arruolato nel corpo d’esercito degli zuavi pontifici; Adolf Rhomberg (1851-1921), imprenditore e governatore austriaco; Achille Sacchi (1827-1890), medico e patriota mantovano; Giuseppe Salemi Oddo (1826-1913), deputato e rappresentante eletto nel collegio di Termini Imerese della Camera; Filippo Spatafora (1830-1913), mazziniano e antimonarchico, presidente del Comitato d’azione di Roma dal 1862 al 1867 e successivamente impiegato presso il Comune di Roma; Tommaso Tittoni (1855-1931), ministro degli Esteri dal 1903 al 1905 e successivamente dell’Interno, diplomatico e, per breve tempo, presidente del Consiglio dei ministri; Oreste Tommasini (1844-1919), storico, liberale e progressista, senatore del Regno d’Italia nel 1905.

Nel 1877 incontriamo il nome di una donna nel registro dei lettori: M. Sofia Gschwender (1816-1897), originaria di Oberstdorf, figlia di un negoziante. Nel 1841 si reca per la prima volta in Italia, nel 1844 è ad Augusta, dove riesce a studiare e a diventare insegnante di disegno e di lingue; nel 1849 prende i voti ma si trasferisce presto in Francia, a Pau: qui è educatrice, artista e mercante d’arte. Ritorna nella città natale tra 1874 e 1875 dove fa edificare “Café Knaus”: nel 1888 apre una pinacoteca con i quadri della sua collezione, con due tele attribuite da Gschwender a Raffaello. E forse nel 1877 è a Roma per fare ricerche sul celebre pittore rinascimentale urbinate: alla Casanatense, infatti, consulta stampe antiche sopra Raffaello Sanzio.

Decisamente diverso il profilo biografico della seconda donna, e lettrice, alla Casanatense: Clelia Bertini (1862-1915), scrittrice e poetessa romana, laureata in Lettere e insegnante a Napoli presso la Scuola “Eleonora Fonseca Pimentel”, e nel 1896 maestra del corso preparatorio presso la Regia Scuola Normale Superiore femminile “Giannina Milli”, all’Arco del Monte (dal 1883 la Scuola è intitolata a Vittoria Colonna).

In conclusione, possiamo dire come la Biblioteca Casanatense sia attraversata, dal 1872 al 1880, da un’ampia fetta di pubblico (romano, italiano e internazionale) che si serve del suo ricchissimo patrimonio per studiare e per leggere; e poi c’è chi, come Angelo Pellegrini, interviene solamente «per mettere in pulito alcuni suoi scritti».
Terminiamo dunque circolarmente, con il nostro primo autore citato e incontrato nei registri dei lettori, ricordando che il ruolo delle biblioteche non è esclusivamente quello di raccogliere e conservare libri e documenti, ma soprattutto quello di permettere ad una società di indagare sé stessa, di fare ricerca, di informarsi e di curiosare al di là delle sue collezioni.