Wolfgang Amadeus Mozart

di Anna Alberati

                                                           Fonti mozartiane nella biblioteca Casanatense 

Il misterioso, dolcissimo, inquietante, leggero, profondo, gioioso, straordinariamente sublime e straordinariamente umano, il genio della musica: Wolfgang Amadeus Mozart, fonte per tutti i musicofili di assoluta, perfetta felicità.

I 250 anni dalla sua nascita in questo anno 2006 sono e saranno festeggiati in vari modi. Una biblioteca non può che segnalare la musica che fa parte del suo prezioso patrimonio di manoscritti e di edizioni a stampa, mettendo in rilievo non solo le fonti mozartiane presenti ma anche l’origine di queste, perché essa racconta le passioni, le antipatie, le scelte e le attività di coloro i quali ebbero questa musica nelle loro biblioteche private, per conservarla, studiarla, eseguirla.

Nella Biblioteca Casanatense la presenza di fonti mozartiane si modula in vario modo a seconda dei diversi Fondi che caratterizzano la struttura dell’intero Fondo Musicale.

Il fondo Baini. Vede nella sua quasi completa integrità la biblioteca privata di un importante storico musicale della prima metà dell’800, l’abate Giuseppe Baini (1775-1844), assai preso dallo studio della polifonia ma capace di acquistare musica di genere molto vario. Poche sono le composizioni di Mozart, soprattutto perché questo compositore non faceva parte degli interessi o delle conoscenze dell’abate, direttore della Cappella Sistina.
Infatti è proprio a lui che si riferisce Hector Berlioz nelle sue Mémoires (pubblicate nel 1831, in traduzione italiana del 1945), in mezzo alla descrizione piena di sprezzante sarcasmo della vita musicale a Roma, citando come un chiaro esempio della incredibile grettezza e della chiusura culturale della società romana nella prima metà dell’Ottocento il seguente episodio: “Un colto abate della Cappella Sistina diceva un giorno a Mendelssohn che aveva sentito parlare di un giovane musicista di grandi speranze, chiamato Mozart”.

Baini fu, infatti, “una curiosa apparizione” del secolo XIX, in quanto visse in questo periodo, ma si interessò soltanto della musica del secolo XVI: egli affermava che la musica, dopo la morte di Palestrina, “s’era messa purtroppo su uno sconfortante declivio”, considerava musica vera solo quella composta nel Cinquecento e inoltre non capì affatto la musica del suo tempo, in particolare la musica strumentale.


Comunque Baini conobbe Mozart, dato che 2 fonti mozartiane a stampa sono presenti nella sua collezione musicale: la Messa a 4 voci e la Messa da Requiem, stampate a Offenbach am Main rispettivamente nel 1840 e nel 1827 circa, dono di Ferdinand Hiller, (Francoforte s. M. 1811-Colonia 1885).
Questi (compositore, direttore d’orchestra, pianista e critico musicale di una certa fama) nel suo secondo viaggio in Italia (1840-42) studiò l’antica musica sacra italiana sotto la guida dell’abate Baini. Ammirato come esecutore e attivo come promotore di cultura organizzò a Roma anche alcuni concerti, durante uno dei quali fece ascoltare ai romani, per la prima volta, la sinfonia d’apertura del Flauto magico.

In entrambe le due edizioni compaiono dediche manoscritte autografe di Hiller, che mostrano da parte dell’allievo un rispetto e un affetto autentici nei confronti del maestro: Offerto al Signore Abbate Baini in segno di profonda stima ed affezione. Francof. 6-8-43. Ferdinand Hiller e Al reverendissimo Signore Abbate Baini il suo devoto Ferdinand Hiller. Francof. 8-6-43.

Fra i manoscritti figurano, invece, alcune composizioni (7 pezzi) inserite in quattro manoscritti miscellanei, datati intorno ai primi vent’anni del 1800: tre di questi erano stati redatti a uso didattico per due signore dilettanti di pianoforte, le sorelle Poloni e vi compaiono fra l’altro le trascrizioni di 3 arie tratte da Il Don Giovanni, che testimoniano con certezza l’interesse suscitato dalla rappresentazione di questa opera (la prima fatta a Roma).
Eseguita al Teatro Valle nel giugno del 1811, fu una delle manifestazioni organizzate in onore della nascita del figlio di Napoleone, il Re di Roma, evento che potè essere celebrato grazie all’assenza in quel momento storico della rigida censura pontificia.
Seguono alcuni pezzi per pianoforte, fra i quali un Walzer che sembra essere l’unica fonte (indicato da Köchel, autore del catalogo tematico mozartiano, con il n. Anhang C.29.22).

L’Archivio Sgambati. Pervenuto in Biblioteca nel 1995, dimostra che il compositore, pianista e direttore Giovanni Sgambati (1841-1914) non solo aveva nella sua collezione musicale edizioni di composizioni di Mozart, ma che queste erano per lui uno strumento di studio e di lavoro. Testimonianza ne sono sia le numerose annotazioni manoscritte presenti su diverse edizioni mozartiane, sia le notizie presenti sui programmi di sala, che raccontano la sua lunga e intensa attività di concertista, a cominciare dal programma di una Matinée Musicale, da tenersi in una sala a Vicolo del Vantaggio n. 1 le Mercredì 10 Décembre 1862 à 2 heurs et demie, dove insieme a un Trio di Beethoven e ad un Quartetto di Haydn si eseguì di Mozart il Quartetto in Sol minore per pianoforte, violino, viola e violoncello, esecutori Sgambati, Ramacciotti, Rosati e Ruspantini.

Occorre sottolineare che nel panorama musicale della città di Roma nella prima metà dell’Ottocento la musica strumentale – e in particolare il repertorio degli autori stranieri – era quasi del tutto assente dai teatri e dalle sale da concerto. I primi tentativi di far eseguire e ascoltare questo tipo di musica furono quelli iniziati negli anni ‘60 dal violinista Tullio Ramacciotti, dal giovanissimo pianista Giovanni Sgambati e dal violinista Ettore Pinelli. Giovani, progressisti e di vivace anticonformismo i tre realizzavano il loro desiderio di modernità e la loro passione per la musica da camera attraverso una generosa attività di concerti effettuati in piccole sale davanti a un pubblico non folto, ma decisamente scelto, formato quasi esclusivamente da stranieri, viaggiatori, e pochi intellettuali e musicofili romani.
Nel 1881 Sgambati creò La Società del Quintetto, che si esibiva a Roma alla Sala Ducci e soprattutto alla Sala Dante. Poi un brevetto reale concesse al gruppo di cambiare il nome in Quintetto della Corte di Sua Maestà la Regina: la conseguenza fu che la sua attività si svolse dal 1895 sia alla Sala Umberto in concerti pubblici che in concerti privati al palazzo del Quirinale, davanti alla regina Margherita e ai nobili della corte.

Alcuni programmi, stampati per questi concerti, segnalano alcune serate dedicate esclusivamente a Mozart e alla sua musica da camera:
– 13 Marzo 1895
Trio n. 3 in Mi maggiore per pianoforte, violino e violoncello, Fantasia e Sonata in Do minore per pianoforte, Quartetto in Do maggiore per due violini, viola e violoncello;
– 10 Marzo 1898
Trio n. 3 in Mi maggiore per pianoforte, violino e violoncello, Quartetto n. 5 in La maggiore per due violini, viola e violoncello; – 5 Aprile 1898:
Quartetto in Sol minore per pianoforte, violino, viola e violoncello, Quintetto in La maggiore per clarinetto, due violini, viola e violoncello;
– 17 Aprile 1900
Trio n. 3 in Mi maggiore per pianoforte, violino e violoncello, Sonata n. 6 in Fa maggiore per pianoforte, Quintetto in La maggiore per due violini, clarinetto, viola e violoncello;
– 23 Marzo 1907
Trio in Mi bem. maggiore per pianoforte, clarinetto e viola, Quartetto in Do maggiore per due violini, viola e violoncello;
– 16 Marzo 1908
Sonata n. 17 in La maggiore per pianoforte e violino, Quartetto in Re minore per due violini, viola e violoncello, Trio n. 3 in Mi maggiore per pianoforte, violino e violoncello.

Il Don Giovanni incisione sul frontespizio

Il Fondo Costaguti-Servanzi. Pervenuto in Biblioteca nel 1999, è una collezione di musica raccolta perché potesse essere eseguita dai dilettanti delle due nobili famiglie, e vede anche musica di Mozart scritta o trascritta per un organico che comprende violino, viola e violoncello, per gli eventi di piccoli concerti da camera: le edizioni, elegante e preziose, sono tutte della fine del Settecente, stampate dalle officine calcografiche di Vienna, Parigi, Londra.

Gli Acquisti in Antiquariato degli anni 1993 e 1995 hanno consentito l’arrivo in Biblioteca delle edizioni a stampa delle partiture complete di 4 opere teatrali: Così fan tutte, Le Nozze di Figaro, La Clemenza di Tito, tutte pubblicate (con tecnica calcografia) a Parigi da Frey nel 1822, e Il Don Giovanni, pubblicato (con tecnica litografica) a Lipsia nel 1801.
Prima edizione a stampa dell’opera è arricchita da una suggestiva incisione sul frontespizio che illustra il protagonista, Don Giovanni, afferrato dal Commendatore, una incisione calcografica di Johann Friedrich Bolt su disegno di Vincenz Georg Kininger.
Le prime tre partiture facevano parte di una famosa collezione musicale dell’Ottocento, la Biblioteca del College inglese di St. Michael a Tenbury, nella quale confluì la collezione privata di Sir Frederick Arthur Gore Ouseley, compositore, teorico e professore di musica a Oxford; mentre la quarta partitura appartenne al musicologo contemporaneo Remo Giazotto. Tutte edizioni assai belle e rare, testimonianza dell’interesse per Mozart di due bibliofili, lontani nel tempo e nello spazio, ma entrambi attenti e intelligenti collezionisti di musica.

Nella collezione teatrale della Biblioteca Casanatense, infine, le edizioni antiche dei libretti delle opere teatrali mozartiane mancano vistosamente: oltre alla traduzione in lingua francese de Il Don Giovanni (1838) e de Le Nozze di Figaro (1828), compare una sola edizione, tarda (1867), di un libretto (quasi) completo in lingua originale: Don Giovanni ossia Il dissoluto punito, fra le più belle opere di Mozart, una delle tre splendide opere italiane scritte in perfetta sintonia da Mozart sui libretti di Lorenzo Da Ponte (1749-1838), librettista e poeta, dalla lunga vita avventurosa e dissoluta, come racconta egli stesso nelle sue Memorie (New York 1823-27, Rari 144-145).

Come conclusione di queste brevi note vogliamo apporre le bellissime parole di Giorgio Pestelli sulla musica di Mozart:
“Una vera rivoluzione interna, che ha esteso le possibilità comunicative della musica a frontiere sconosciute. L’oscillazione mozartiana fra Gemütlichkeit (cordialità) e Sehnsucht (anelito nostalgico) è solo la più metafisica delle ambivalenze allevate dal suo linguaggio: tragedia e commedia, dotto e galante; streben demoniaco e abbandono senza condizioni agli eventi, alla bellezza del presente; gelo aristocratico, stanca solitudine ed estroversione popolare spinta fino all’edonismo più scandaloso; tutto quello che era diviso e classificabile viene messo in relazione reciproca, e da questa fusione si arriva alla fine a quella gioia con il groppo in gola che è la cifra dell’ultimo Mozart.”